Mani
Le mie mani sono un deserto superficiale
una carovana le attraversa, Mosè e il suo seguito
si fa strada nel letto di fiumi già segnati
antichi corsi che solcano l’asciutto dispiegarsi
di una mappa precisa, e perfetta al nanometro
del DNA dei miei antenati, della loro storia un po’ storta
come le punta delle dita, dura e profondamente segnata
come l’unghia del pollice, tentata e ritentata,
come il doppio segno tra falange e falangina, passionale
come le nocche rosse sporgenti, lunga
come la strada profonda che attraversa i palmi
da parte a parte, aerodinamica, modellata
dai venti che ne hanno forgiato l’impronta
Si ereditano pure traumi e cicatrici, ve lo dico io che ho aggiunto
il segno, alla base di entrambi gli indici, del dito alzato a scuola
.